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La strega e il cavaliere - parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it Mar_red
29.01.2025    |    222    |    0 9.0
"Il tarlo della schiavitù, ormai, inesorabile, si stava facendo strada nella sua mente… Nel mentre questi pensieri così torbidi e tumultuosi occupavano la..."
C'era una volta una donna tanto bella quanto perfida, esperta nell’arte della stregoneria che aveva deciso di sperimentare i suoi poteri soggiogando e rendendo suo schiavo un uomo.
Il suo intento era ambizioso: non si accontentava di domare un uomo già di natura servile, voleva sottomettere un individuo che avesse dimostrato carattere e intelligenza, meglio se avesse avuto il coraggio di sfidarla.

La ricerca, però, era difficile: tutti coloro in cui si imbatteva, al suo cospetto, fiero e determinato, impauriti dai suoi poteri malvagi, strisciavano ai suoi piedi come serpenti pronti ad essere schiacciati.
A lei ciò non bastava: cercava un osso duro, anche e solo per dimostrare di quali grandi poteri era capace.

Un giorno, affacciata dalla finestra della sua casa, ubicata in una foresta oscura e impenetrabile, popolata da draghi, elfi, anime in pena e rapaci avvoltoi, posto ideale dal quale scrutare la via e adescare le sue vittime, vide passare un magnifico cavaliere.
Di fronte a tale vista, pensò: “forse questo cavaliere può far al caso mio … essendo così fiero e altezzoso, sarà anche un dominante … un capo di qualche esercito” … “potrebbe essere il mio schiavo perfetto” ed esordì con voce roca e profonda: “Bel cavaliere, qual buon vento ti porta in questi luoghi sperduti e pericolosi?”
“Ti sei ritrovato per una selva oscura che la diritta via hai smarrita? io ti posso aiutare a ritrovarla!”

Il cavaliere si fermò e guardandola ebbe una strana impressione: come poteva uscire una voce così brutta da una donna di tale bellezza?
Intuì che ci fosse qualcosa di strano ma allo stesso momento si sentì attratto da tale bellezza e decise di risponderle: “mia cara signora, è come dici tu. Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto con il passato, quando già credevo di esserci riuscito, sono entrato in questo posto così oscuro e periglioso e mi sono perso”.
E aggiunse: “puoi tu indicarmi la retta via? saprò come ricompensarti, perché io ho grandi ricchezze di sapienza e te ne potrò fare dono”.

La strega, sentendo queste parole, pensò: “eh sì, potrebbe essere un mio schiavo perfetto” e rispose: “d’accordo bel cavaliere, però, prima che tu faccia ritorno sulla retta via, entra nella mia umile casa affinché io possa rifocillarti perché il cammino per uscire dalla foresta è lungo e faticoso”.

“Va bene” rispose con voce ferma e decisa il cavaliere, “accetto di buon grado il tuo ristoro”, e, pregustandosi l’eventualità che avrebbe potuto fare sua una donna così attraente, varcò la soglia della casa.
Appena dentro, però, un forte bagliore lo colpì e, senza nemmeno rendersene conto, stramazzò per terra.
La strega aveva fatto scattare l’incantesimo e il povero cavaliere si ritrovò, al suo risveglio, seduto su una seggiola con mani e piedi legati ad essa.

La strega gli sussurrò: “in te ho colto subito la tua indole, che seppur tu non ammetterai mai, è fatta di sottomissione e servigio a forti e capaci donne, qual io sono”.
“Tu sei nato per essere schiavo e io ti aiuterò a diventarlo”.

Il cavaliere non credeva alle sue orecchie: dopo tanti anni da dominatore, poteva, giammai, lui essere ridotto ad essere schiavo di una donna, seppur di tale bellezza?
Non poteva essere nella sua natura, non voleva fosse questa la sua natura.
Allora ribattè: “non sarò mai tuo schiavo, venderò cara la mia pelle, donna malvagia”.

E lei: “tranquillo, tempo al tempo, diverrai mio schiavo … lo schiavo di una strega malvagia che farà di te ciò che vorrà. Sarai da me educato a determinati comportamenti e imparerai una sessualità diversa da come l’hai percepita sino ad ora, perché il mio intento è quello di sottometterti sia mentalmente che fisicamente”.

Detto ciò, con uno schiocco di dita, fece volatilizzare i vestiti del cavaliere e lui si ritrovò nudo e senza alcun velo di fronte ad essa.
Lui capì subito che quella non era solo una sua nudità fisica, ma di fronte a quella donna, era anche nudo a livello mentale.
E in quello stesso momento si rese conto che quello non era altro che il primo gradino che lo avrebbe portato alla sottomissione.

Allora, dando forza a tutta la sua capacità intellettiva e razionale si chiese se davvero fosse quello ciò che voleva.
Davvero sarebbe diventato un sottomesso di quella strega e, soprattutto, era quello il suo destino a cui non si sarebbe più opposto?
Ma un altro pensiero subentrò nella sua mente: ho combattuto mille battaglie, ho domato schiere di nemici, ho sottomesso giovani pulzelle, perché non provare a subire l’onta della sconfitta e della sottomissione?
Potrebbe rendermi più forte di quanto lo sia ora, sapere cosa vuol dire il servigio e la servitù mi potrebbe rendere un uomo migliore. Sperimentare nuovi modi di vivere la sessualità potrebbe appagarmi più di quanto lo sia stato fino ad oggi.
Il tarlo della schiavitù, ormai, inesorabile, si stava facendo strada nella sua mente…

Nel mentre questi pensieri così torbidi e tumultuosi occupavano la sua mente, sentì la strega ordinare: “bene, ora che sei nudo in mio cospetto, sciolgo i lacci che ti tengono fermo alla sedia e mettiti in piedi così ti scroto (ops, volevo dire “scruto” … hihihi, sghignazzò con aria perfida e altezzosa) meglio”.

Lui, sentì i lacci sparire e, temendo una tremenda punizione in caso di rifiuto, si mise in piedi timido e tremante.
Lei, appena lo vide dritto sulle sue gambe, gli ordinò: “metti le mai dietro alla nuca e allarga la gambe!”
Lui, accennò un timido: “perché dovrei farlo?”
E lei: “zitto, non sei autorizzato a parlare se non quando te lo richiedo o concedo. Esegui e basta!”
Lo fece, mise le mani dietro alla nuca e allargò le gambe.

Appena fu in quella posizione, la strega gli disse: “ora resta immobile e non aprire bocca. Voglio osservarti attentamente per capire se davvero potresti essere un valido schiavo e soddisfare le mie perfide voglie”.
Detto ciò, si girò voltando le spalle al cavaliere e si piegò per prendere raccogliere il frustino da equitazione che il cavaliere aveva deposto entrando nella casa.

Appena lei fu girata di spalle, il cavaliere, colto da un impeto di lussuria, con una mossa veloce, le si avvicinò e allungò la mano per tastarle il sedere, nella speranza che tale sua iniziativa cogliesse la strega impreparata e la facesse cedere alle sue lusinghe.
Però, non fece in tempo a toccarle il fondoschiena che lei con una mossa ancor più veloce, raccolse il nerbo si girò di scatto e colpì la sua mano con un colpo secco tanto da farlo desistere dal suo approccio.

Dopo aver sferrato il colpo, la strega gridò: “guai a te se ci provi nuovamente, non osare più di toccarmi, ora io sono la tua Padrona e non devi minimamente pensare di avermi”.
E aggiunse; “comunque vedo che sei un uomo focoso … avrò modo di educarti a controllare i tuoi impulsi, perché, d’ora in poi, la tua sessualità sarà da me gestita e da me governata”.
“Perderai il diritto di godere liberamente: godrai solo e quando te lo concederò. Ora rimettiti immediatamente nella posizione che ti avevo ordinato poco fa”.

Così dicendo, gli si avvicinò, tese l’asta del nerbo verso di lui e la lasciò scivolare dal mento fino al suo sesso.
Gli girò attorno continuandolo a fissarlo, si mise alle sue spalle e fece lo stesso movimento del nerbo questa volta dalla nuca fino alla fessura del suo sedere.

Il cavaliere, sentendo quell’arnese scivolare su di lui percepì un brivido che lo attraversò dalla testa ai piedi. Era una sensazione nuova, qualcosa che non aveva mai provato, qualcosa di profondamente eccitante, tanto eccitante che quando la punta del nerbo solleticò il suo ano, sentì reagire il suo membro che iniziò a indurirsi.

Ciò non sfuggì alla strega che, terminando il giro, sferrò un colpo su di esso, colpo che il cavaliere sentì nettamente e gli fece digrignare i denti, ma lui, orgoglioso com’era, si rimangiò l’urlo che stava per uscire dalla sua bocca e dopo un leggero scossone del corpo restò nuovamente immobile.

“Bene” disse lei “vedo che la frusta ti fa un certo effetto specie in alcune parti del tuo corpo. Ma sappi che questo nerbo non sempre ti sfiorerà, ma spesso ti colpirà per farti capire cosa vuol dire essere un sottomesso e ne hai appena avuto una prova”.
E aggiunse: “visto che sei così focoso e virile, ho per te la prima punizione: ti raderai i peli nelle parti intime … sentirai cosa vuol dire avere la pelle glabra come quella di una donna e ciò servirà anche perché ti userò per pratiche che richiedono di essere depilati”.

Appena finì di parlare, con uno schiocco di dita, rese il cavaliere completamente glabro dal bacino fino al cavallo.
Il cavaliere, udendo queste terribili parole e vedendosi depilato sia avanti che dietro, si sentì profondamente umiliato e ormai senza più alcuna difesa.

Per oggi può bastare” concluse la strega “ora voglio riposare un po’”, rinchiuse il cavaliere in una gabbia, una gabbia non di metallo, ma una gabbia che teneva la sua mente prigioniera e schiava della strega e scomparve dietro la porta della sua camera da letto.
- continua -
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